OPEN INNOVATION STRUMENTO PER LA CREAZIONE DI VALORE
Il termine “open innovation” è stato creato dall'economista statunitense Henry Chesbrough, (Faculty Director del Garwood Center for Corporate Innovation) che nel saggio “The era of open innovation” (2003) evidenziava come la globalizzazione avesse reso sempre più costosi e rischiosi i processi di Ricerca & Sviluppo delle imprese, perché il ciclo di vita dei prodotti era diventato più breve. Il concetto è stato ribadito da Chesbrough anche nel libro “Open Innovation: The New Imperative for Creating and Profiting from Technology” pubblicato nel 2006 dalla Harvard Business School Press, in cui sono stati puntualmente evidenziati i rischi ed i costi che la globalizzazione stava apportando ai processi di ricerca e sviluppo, e come l’approccio tradizionale all’innovazione ponesse anche grossi limiti allo sviluppo tecnologico ed all’innovazione di processi, prodotti, servizi e competenze aziendali. Oggi, ad oltre vent’anni di distanza è assodato che la ricerca all’interno dei confini dell’impresa ma anche della PA non basta più, nonostante i timori delle aziende/enti di non essere più gli unici “proprietari” delle innovazioni, ed i legittimi tentativi di tutelare le proprie proprietà intellettuali.
In un mercato iper-competitivo risulta essenziale la collaborazione con soggetti esterni, come startup, università, organizzazioni, istituti ed enti pubblici e privati, società di consulenza ed altre aziende in modo da poter sfruttare e valorizzare le innovazioni disponibili. Avere all’interno della propria azienda tutte le competenze e le tecnologie necessarie è estremamente difficile e costoso. Il valore nel mercato globale si genera dalla combinazione di risorse interne e risorse esterne.
Secondo i dati rilevati dall’ultima ricerca degli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2023 l’86% delle grandi aziende italiane ha fatto ricorso ad iniziative di open innovation: l’approccio più utilizzato è quello Inbound, basato sull’assorbimento di opportunità dall’esterno al fine di arricchire il patrimonio di innovazione interno. Più della metà delle grandi aziende italiane ha un budget dedicato ad iniziative di open innovation (il 32% di queste ne ha uno autonomo e specifico e il 68% lo include in un budget più ampio dedicato all’innovazione). Il rapporto tra aziende e startup si fa sempre più frequente: il 58% delle grandi aziende collabora con startup (+25% rispetto al 2018) e, considerando anche quelle che hanno in programma di farlo, la percentuale sale all’80%. Le PMI che già collaborano con startup sono l’11%. (https://www.openinnovationlookout.it/). Secondo un’indagine condotta da Accenture stimolare la collaborazione tra aziende e startup (o altri soggetti innovatori) può generare in tutto il mondo una potenziale crescita di circa 1,5 trilioni di dollari, pari al 2,2% del Pil globale, e solo in Italia può valere un incremento di 35 miliardi di euro (l’1,9% in più del Pil).
Tra gli obiettivi di CTE NEXT ci sono quelli di diffondere la cultura dell’Open Innovation nelle PMI/nella PA, di accompagnare le startup a gestire la loro offerta di innovazione e di stimolare le grandi imprese a lanciare sfide sul territorio. La Casa delle Tecnologie Emergenti si pone di fatto come un intermediario in un processo di matching domanda-offerta di innovazione: la “domanda” risiede nel fabbisogno di innovazione da parte di imprese o enti pubblici, “l’offerta di innovazione” risiede nelle competenze tecniche degli Atenei, dei Centri di Ricerca e dei Competence Center, ma soprattutto dell’ecosistema di startup/PMI innovative interessate ad investire nella risposta alla sfida, e/o che abbiano nella loro disponibilità, soluzioni utili a rispondere efficacemente alla sfida. Il processo è virtuoso perché, se da un lato le imprese hanno bisogno di innovazione, dall’altro le start up/le PMI innovative hanno bisogno di un ambiente accogliente che faccia loro da incubatore per crescere bene e rafforzarsi sul mercato, nella cornice di competenze tecnologiche e manageriali, e di asset messi a disposizione dal Partenariato della Casa delle Tecnologie Emergenti.
Le Grandi Imprese facenti parte dello Stakeholder Group di Torino City Lab e di CTE NEXT, sono spazi strategici di accelerazione per le startup/le PMI innovative del territorio.
CTE NEXT SUCCESS CASE: STMICROELECTRONICS & BEOND
- STMicroelectronics (Grande Impresa/Stakeholder CTE)
- BeonD (startup innovativa/Cliente CTE)
STMicroelectronics, leader globale nella produzione di semiconduttori con clienti in tutti i settori applicativi dell’elettronica, nel 2022 ha lanciato attraverso CTE NEXT una sfida di open innovation: Call4innovation “STUp acceleration program on Smart Mobility”. La sfida è stata concepita e gestita da ST-Up Italia, acceleratore per tecnologie hardware fondato da ST a Tel Aviv nel 2018 ed esportato in Italia ed in Francia nel 2022. L’acceleratore, che è orientato soprattutto alle startup in fase avanzata, opera per consentire a startup innovative attive nei campi dell’hardware dei semiconduttori di velocizzare lo sviluppo dei prodotti. Sono state 3 le imprese selezionate attraverso la Call4open Innovation lanciata in collaborazione con CTE NEXT: BeonD, attiva nel settore della e-mobility e delle batterie, FlyingBasket, attiva nel settore UAM e produttrice di droni o aeromobili a pilotaggio remoto per trasportare carichi pesanti in aree montane e luoghi difficilmente raggiungibili, e Scuter impresa che ha sviluppato un veicolo smart per il proprio servizio di sharing.
ST ha messo a disposizione dei tre partecipanti selezionati l’accesso all’acceleratore ST-UP sostenuto dai due gruppi di prodotto di ST (APMS e MDRF), ed alle proprie tecnologie, nonché il supporto di un team di esperti di marketing, R&S, produzione e collaudo allo scopo di orientare, supportare e guidare i partecipanti nelle attività di vendita e marketing B2B.
BeonD è risultata l’impresa selezionata, con il progetto focalizzato sull’E-Mobility ed una value proposition fondata sulla progettazione di pacchi batteria custom e sullo sviluppo di componenti elettroniche su misura e sistemi di data-logging e monitoraggio da remoto. STMicroelectronics ha messo a disposizione di BeonD la struttura hardware, la componentistica e l’assistenza tecnica per lo sviluppo del software di controllo del parco batterie nel pieno rispetto della normativa nazionale ed internazionale che regola l’affidabilità e la sicurezza dei device installati sui veicoli elettrici.
Il programma di ST-UP si è concluso con successo e la startup è stata formalmente inserita nell'ecosistema formato dai fornitori, partner e OEM globali di STMicroelectronics.
La testimonianza del CEO di BeonD sull’esperienza in due video:
https://vm-podcast.csi.it/mlab/projects/2024/video/Intervista-beond/out/BeOnD-ENG.mp4
https://vm-podcast.csi.it/mlab/projects/2024/video/Intervista-beond/out/BeOnD-ITA.mp4
Riferimenti Media:
https://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/price-sensitive/download/259210.html
https://finanza.lastampa.it/News/2022/01/31/stm-selezionate-le-tre-imprese-italiane-per-lacceleratore-di-startup-st-up/OTNfMjAyMi0wMS0zMV9UTEI
https://newsroom.st.com/it/media-center/press-item.html/ca29bb53c287279c55fe761fc868daf0.html